giovedì 30 ottobre 2008
TROPICO DEL CANCRO III parte
Voleva cazzi ad espansione, razzi ad autoaccensione, olio bollente fatto di cera e creosoto. Era capace di tagliarti il cazzo e di tenerselo dentro in eterno, se la lasciavi fare.
Era anche bugiarda, questa Llona.
Lettere lunghe, sterminare, avec des choses inouies. Una valigia senza cinghie. Una toppa senza chiave. Aveva bocca tedesca, orecchi francesi, culo russo. Fica internazionale. Quando sventolava la bandiera, era rossa giù fino in fondo, fino in gola. Entravi da boulevard Jules Ferry e uscivi da porte de la Villette.
Tu cacavi l’animella sulle carrette; carrette rosse a due ruote, naturalmente. Alla confluenza dell’Ourcq con la Marna, dove l’acqua scorre pigra tra gli argini e si ferma come vetro sotto i ponti. Llona sta stesa laggiù e il canale è pieno di vetro e di schegge; le mimose piangono e c’è una scoreggia umida, nebbiosa, sui vetri della finestra. Una fica su un milione, Llona! Tutta fica, e un culo di vetro su cui si può leggere la storia del medioevo.
TROPICO DEL CANCRO II parte
venerdì 24 ottobre 2008
Tropico del Cancro ( Tropic of Cancer) - By Henry Miller -
Siamo soli, e siamo morti.
Boris mi ha fornito poco fa un compendio di come la vede. È un profeta del tempo. Farà brutto ancora, dice. Ci saranno ancora calamità, ancora morte, disperazione. Non c’è il minimo indizio di cambiamento. Il cancro del tempo ci divora. I nostri eroi si sono uccisi, o s’uccidono. Protagonista, dunque, non è il Tempo, ma L’Atemporalità. Dobbiamo metterci al passo, passo serrato, verso la prigione della morte. Non c’è scampo. Non cambierà stagione.
Non ho né soldi, né risorse, né speranze. Sono l’uomo più felice del mondo. Un anno, sei mesi fa, pensavo d’essere un artista. Ora non lo penso più, lo sono.
Canterò per voi, forse stonando un po’, ma canterò. Canterò mentre crepate, danzerò sulla vostra sporca carogna…..
Per cantare bisogna aprire la bocca. Ci vogliono un paio di polmoni, e qualche nozione di musica. Non occorre avere fisarmonica, o chitarra. Quel che conta è voler cantare. E dunque questo è canto. Io canto.
***
Tania
È il venti e rotti d’ottobre. Non sto più dietro al calendario. Direste mai: il mio sogno del 14 Novembre scorso? Ci sono intervalli, ma fra un sogno e l’altro, e non me ne rimane coscienza. Il mondo intorno a noi si dissolve, lasciando qua e là chiazze di tempo. Il mondo è un cancro che si divora…. Penso a quando il grande silenzio scenderà su tutto e dappertutto; allora infine trionferà la musica. E quando tutto si sarà ritratto in grembo al tempo, tornerà il caos, e il caos è la partitura su cui è scritta la realtà. Tania, tu sei il mio caos. Ecco perché canto. Non io, è il mondo che muore, che depone la pelle temporale. Ma io ancora vivo, ancora ti scalcio in grembo, sono ancora una realtà di cui si possa scrivere.
Dormiveglia. La fisiologia dell’amore. La balena con i suoi venti centimetri di pene, a riposo. Il pipistrello, penis libre. Animale con l’osso del pene. Donde: con l’osso ritto…. “Per fortuna” dice Rémy de Gourmont “la struttura ossea è scomparsa nell’uomo.” Per fortuna? Si, per fortuna. Pensate al genere umano che passeggi con l’osso ritto. Pene doppio ha il canguro: uno per i giorni di lavoro, l’altro per le feste. M’appisolo. Lettera di una donna che mi chiede se ho trovato un titolo per il mio libro. Titolo? Ma certo: Amabili Lesbiche.
Vivi d’aneddoti. L’ ha detto Borowski.Fra tutti l'ebrea più bella è Tania, e per amor suo mi farei ebreo anch'io. Perchè no? Già parlo come un ebreo. E sono brutto come un ebreo. E poi, chi odia gli ebrei più di un ebreo?
Gli unici scrittori attorno a me per i quali io nutra, al momento, un pò di rispetto, sono Carl e Boris. Sono due invasati. Bruciano dentro, al calor bianco. Sono pazzi ed insensibli alla musica. Soffrono.
Se di notte guardo e vedo, sul cuscino accanto, la barbetta caprina di Boris, divento isterico. Oh tania, dove sono ora la tua fica calda, le tue grosse giarrettiere pesanti, le tue cosce morbide, piene? C’è l’osso, nei miei venti centimetri di cazzo. Ti stiro tutte le grinze della fica, Tania, gonfia di seme. Ti rimando a casa, dal tuo Sylvester! Si, lui sa accendere il fuoco, ma io so infiammare una fica. Ti sparo in corpo frecce roventi, Tania, ti faccio le ovaie incandescenti. Un po’ si ingelosisce, ora, il tuo Sylvester? Sente qualcosa, vero? Sente la traccia del mio gran cazzo. Ho slargato un poco le due rive, ho stirato le grinze. Dopo di me, potrai ricevere stalloni, tori, arieti, anatre, sambernardi. Ti potrai ficcare nel retro rospi, pipistrelli, lucertole. Potrai cacare arpeggi, se vuoi, accordati una cetra sull’ombelico. Io ti chiavo, Tania, in modo che tu resti chiavata. E se temi di farti chiavare in pubblico io ti chiaverò in privato. Ti strapperò un pelo dalla fica e lo appiccicherò al mento di Boris. Ti morderò la clitoride e sputerò ficoni da due franchi….
(cit.) da pag 7 a pag 12
Whose mother was a leprechuan. whose father was a friar?
Teethed on a crucifix and cradled under water,
What should I be but the fiend's god-daughter?