giovedì 30 ottobre 2008

TROPICO DEL CANCRO II parte

Cielo indaco sgombro di filacciose nubi, scarni alberi a distesa infinita, sbracciando rami neri come sonnambuli. Alberi tetri, spettrali, con tronchi pallidi come cenere di sigaro. Silenzio supremo e perfettamente europeo. Imposte chiuse, botteghe serrate. Un lume rosso, qua e là, segnale d’appuntamenti. Ispide le facciate, quasi scostanti; immacolate, tranne per le macchie d’ombra gettate dagli alberi. Passando dall’Orangerie, mi viene a mente un’altra Parigi, la Parigi di Mougham, di Gauguin, la Parigi di George Moore. Penso al terribile spagnolo che ha fatto trasalire il mondo con le sue acrobazie di stile in stile. Penso a Spengler, ai suoi terribili pronunciamientos, e mi chiedo se lo stile, lo stile alla maniera grande, non sia finito. Dico che la mia mente è occupata da questi pensieri, ma non è vero; solo più tardi, dopo che ho traversato la Senna, dopo che mi son lasciato alle spalle il carnevale delle luci, permetto alla mia mente di baloccarsi con questi pensieri. Per il momento non so pensare a nulla: tranne che sono una creatura senziente, trafitta dal miracolo di queste acque che riflettono un mondo dimenticato. Lungo fiume, gli alberi si piegano pesanti sopra lo specchio terso; quando il vento si leverà e li riempirà di fruscii, verseranno qualche lacrima, e avranno un brivido quando l’acqua rapida scorrendo s’intorbida. Tutto questo mi soffoca. Nessuno a cui comunicare anche solo in parte quel che provo…..

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What should I be but a prophet and a liar,
Whose mother was a leprechuan. whose father was a friar?
Teethed on a crucifix and cradled under water,
What should I be but the fiend's god-daughter?

.IO BOICOTTO MERIDIANA.

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