Il guaio di Irene è che, invece della fica, ha una valigia. E vuole lettere lunghe, da stipare in quella valigia. Lunghissime, avec des choses inouies. Ma Llona si, che ce l’aveva, la fica. Lo so perché ci ha mandato un po’ di pelo, di là sotto. Llona, un culo che fiutava il piacere nel vento.
Voleva cazzi ad espansione, razzi ad autoaccensione, olio bollente fatto di cera e creosoto. Era capace di tagliarti il cazzo e di tenerselo dentro in eterno, se la lasciavi fare.
Era anche bugiarda, questa Llona.
Lettere lunghe, sterminare, avec des choses inouies. Una valigia senza cinghie. Una toppa senza chiave. Aveva bocca tedesca, orecchi francesi, culo russo. Fica internazionale. Quando sventolava la bandiera, era rossa giù fino in fondo, fino in gola. Entravi da boulevard Jules Ferry e uscivi da porte de la Villette.
Tu cacavi l’animella sulle carrette; carrette rosse a due ruote, naturalmente. Alla confluenza dell’Ourcq con la Marna, dove l’acqua scorre pigra tra gli argini e si ferma come vetro sotto i ponti. Llona sta stesa laggiù e il canale è pieno di vetro e di schegge; le mimose piangono e c’è una scoreggia umida, nebbiosa, sui vetri della finestra. Una fica su un milione, Llona! Tutta fica, e un culo di vetro su cui si può leggere la storia del medioevo.
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What should I be but a prophet and a liar,
Whose mother was a leprechuan. whose father was a friar?
Teethed on a crucifix and cradled under water,
What should I be but the fiend's god-daughter?
Whose mother was a leprechuan. whose father was a friar?
Teethed on a crucifix and cradled under water,
What should I be but the fiend's god-daughter?
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